Fasti (e soprattutto) nefasti dell’aviazione militare italiana

Il 2023 è il centenario della costituzione formale dell’aeronautica militare italiana. Ne ha già parlato su queste pagine Nino Lisibak (Umanità Nova del 09.04.2023) commentando la visita di Giorgia Meloni all’esposizione “Air Force Experience” a Roma, con contorno di bambini delle elementari che sventolavano bandierine e osannavano la premier.   

In un mondo che sta scivolando sempre più pericolosamente verso il conflitto mondiale bisogna rendere popolari le forze armate, nascondendone il ruolo omicida. Nel caso degli alpini (ricordate Meloni e Crosetto col cappello da alpino all’adunata di Udine ?) si punta all’aspetto ludico delle adunate    e al ruolo del corpo nella protezione civile. Nel caso dell’aviazione si pone l’accento sull’innovazione tecnologica e bisogna ammettere che nel campo delle innovazioni distruttive l’aeronautica italiana può vantare numerosi primati.

Ricordiamone qualcuno.

Il primo volo pionieristico dei fratelli Wright è del 1903 e già il 1º novembre 1911 abbiamo il primo bombardamento aereo, è italiano. Durante l’invasione italiana della Libia    il pilota Giulio Gavotti sgancia alcune bombe sulle postazioni nemiche.

Il ruolo dell’aviazione nella Prima Guerra Mondiale è noto e la recente fiction televisiva su Francesco Baracca ha contribuito a rinverdirla. Risale a quest’epoca il sapiente uso propagandistico dell’aviazione (si pensi al volo di d’Annunzio su Vienna).

Il generale italiano Giulio Douhet (a cui è a tutt’oggi intitolata la scuola militare aeronautica di Firenze) è tra i primi a teorizzare, tra il 1910 e il 1928, il ruolo fondamentale dell’aviazione in guerra, anche con bombardamenti terroristici sulla popolazione civile allo scopo di fiaccare la resistenza del nemico.

Con il regime fascista ci fu la formale istituzione dell’arma aerea (1923, da qui il centenario) e si continua nell’uso propagandistico (le trasvolate atlantiche di De Pinedo e dello squadrista Italo Balbo), intanto i bombardamenti aerei verranno ampiamente utilizzati per piegare la ribellione della popolazione libica.

Con l’invasione dell’Etiopia (1935) l’aviazione militare compì bombardamenti usando anche gas velenosi, un vero e proprio crimine di guerra proibito dalle convenzioni internazionali    (l’uso dei gas è stato ufficialmente riconosciuto dal governo italiano solo nel 1996 – quasi 50 anni dopo la nascita della repubblica democratica –    dal Governo Dini).

E’ noto il massiccio appoggio dato da Hitler e Mussolini al tentativo di golpe militare del luglio 1936 in Spagna. È ben conosciuto il micidiale bombardamento di Guernica (immortalato da Picasso), messo in atto da bombardieri tedeschi il 26 aprile 1937. Ben pochi sanno invece che i bombardieri tedeschi furono scortati da aerei da caccia italiani. Praticamente nessuno sa (almeno nel nostro paese) che l’aviazione italiana bombardò ripetutamente Barcellona e la Catalogna, partendo da basi sulle isole Baleari.

Il regime fascista inviò in Spagna, oltre a un corpo di 80.000 “legionari”, un corpo d’aviazione di oltre 750 aerei che si distinsero soprattutto per gli attacchi alla popolazione inerme. Ricordiamo tra tutti il bombardamento su Barcellona del 30 gennaio 1938, quando nella sola chiesa di S. Filippo Neri trovano la morte 42 persone (quasi tutti bambini). E per fortuna che l’intervento fascista era contro i “rossi” che bruciavano le chiese !

In questa campagna l’aviazione italiana prese anche l’abitudine di documentare i bombardamenti con foto aeree, che rimangono oggi come una vivida testimonianza dei crimini commessi (una pratica poi ampiamente utilizzata da tutti i corpi aerei).

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale l’aviazione italiana si trovò ben presto in condizioni di inferiorità, non tanto sul piano tecnologico quanto per l’incapacità dell’industria di tenere il passo con le necessità della produzione. Comunque tutto il possibile venne fatto per supportare l’alleato nazista sui diversi fronti.

Con la repubblica democratica l’uso di bombardamenti anche su obiettivi civili non verrà meno. Solo per ricordare qualche evento:

– 1991 partecipazione alla prima guerra del Golfo con bombardamenti sull’Irak (governo Andreotti ); qualcuno ricorderà i piloti Bellini e Cocciolone catturati dagli iracheni (quest’ultimo esibito come trofeo in TV).

– 1999 bombardamenti su Belgrado, nell’ambito delle operazioni NATO per la guerra del Kosovo (governo D’Alema).

– 2011 bombardamenti (definiti “umanitari”) sulla Libia, nell’ambito delle operazioni NATO (Governo Berlusconi).

Oggi, mentre mancano drammaticamente i soldi per soccorrere le vittime dell’alluvione in Romagna, enormi risorse vengono investite per sostenere l’esercito ucraino e per sviluppare l’industria degli armamenti, tra queste la creazione della Città dell’ aerospazio a Torino, promossa da Leonardo e dal Politecnico di quella città, un centro che, scrivono le/i compagne/i torinesi, “ospiterà anche un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO” che, da parte sua, “ci investe un miliardo di dollari. Una montagna di soldi per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.”   

È necessario condurre    una battaglia culturale e politica per uscire dall’illusione degli “alpini brava gente”, dell’industria militare che produce occupazione (è tutto il contrario: secondo dati dell’osservatorio europeo “Weapon watch” in dieci anni i profitti dell’industria bellica italiana sono aumentati del 773 % mentre gli occupati sono diminuiti del 16%), della bellezza dell’innovazione tecnologica nelle armi. Oggi più che mai è necessario mobilitarsi contro ogni guerra!

Mauro De Agostini

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